Si dice che le strade facciano il paese, e in Italia – terra di storia e stratificazioni – questa frase suona particolarmente vera. Da nord a sud, antichi selciati e cammini ci raccontano qualcosa di più delle loro pietre: collegavano città, regioni, popoli. Pensate alla Via Emilia, inaugurata nel 187 a.C., che ha unito Rimini a Piacenza come spina dorsale dell’Italia settentrionale; o alla Via Flaminia, realizzata nel 220 a.C. per unire Roma ai passi sull’Appennino, diventando negli anni la principale arteria verso la valle del Po. Erano strade fatte non solo di roccia e piano: erano strategie di potere, commercio e, a volte, di fuga. Spesso transitavano lì eserciti romani, carovane mercantili, pellegrini o profughi. Come cantava Statius dell’Appia, “regina viarum”.
In un’epoca in cui ci si può divertire su SlotsGem Casino, con un solo click, è difficile immaginare come fosse la vita quotidiana nell’antichità, anche e soprattutto per quanto riguarda i viaggi e gli spostamenti.
Quelle scomparse e quelle ancora vive
Gran parte di queste vie – remoti tratturi medievali o famigerate consulari – sono scomparse, inghiottite da campi, palazzi o boschi. Ma alcune resistono, intatte. È il caso dell’Appia Antica, entrata nel patrimonio UNESCO nel 2024, con i suoi primi 17 km preservati tra Roma e le necropoli, accompagnati da tombe e catacombe. Anche la Flaminia oggi è sovrapposta alla SS3, eppure conserva tratti originali come il tunnel del Furlo fatto scavare da Vespasiano.
Nel territorio della provincia di Lucca, la traccia più visibile è la Via Francigena, nata nel Medioevo come cammino di pellegrini verso Roma. Partendo da Pontremoli o Lucca stessa, passava per Altopascio e proseguiva verso Siena e Viterbo. Oggi è percorribile in bicicletta o a piedi, e continua a offrire sosta, ospitalità e poesia. Dentro le mura urbane, poi, la Via Fillungo ne conserva l’antica funzione: era parte del cardo romano, la direttrice nord‑sud di Lucca. Camminarla serve a capire che il cuore cittadino pulsa da duemila anni.
Come si viaggiava nell’antichità
Viaggiare nell’antichità non era un selfie tra uno swipe e l’altro, per intenderci. Le strade erano lastricate in grossi blocchi, spesso rialzate rispetto al terreno per drenare l’acqua . I viaggiatori camminavano, guidavano carri o viaggiavano a cavallo. Le tappe – le stationes – erano distanti 25‑30 km, ideale spazio per una giornata di percorrenza. Pernottavano in ostelli spartani o locande, cercando riparo e cibo.
C’erano rischi: strade isolate, briganti, condizioni meteo avverse, ponti che potevano cedere. Anche per questo nacquero itinerari scritti: come la Tabula Peutingeriana, una mappa medievale che elenca soste e distanze lungo le tratte principali . Chi compiva la Via Francigena – come raccontano i moderni pellegrini – percepiva già allora il viaggio come fatica e riflessione, non solo spostamento.
Misteri e leggende di antiche vie
Lungo la Flaminia, si narra che l’imperatore Costantino abbia avuto la famosa visione della croce prima della battaglia del Ponte Milvio, cambiando il corso della storia . Sulla Via Salaria, che collegava Roma all’Adriatico trasportando sale, si dice che le anime di salinai morti durante le nebbie gorgoglino ancora di notte nei ponticelli romani.
Nella zona lucchese, la Via Francigena è stata teatro di apparizioni mariane e di anime in pena, secondo alcune cronache medievali. Racconti di conoscitori delle campagne insistono su luci che guidavano i viandanti smarriti nella nebbia. Anche Via Fillungo, oggi piena di turisti, era litigiosa: si dice che Dante vi abbia litigato con bottegai, testimoni indiretti di aneddoti citati nei registri notarili trecenteschi.
Una riscoperta tra selciato e smartphone
Per i lucchesi e per chi visita da fuori, percorrere questi tracciati vuol dire fare un viaggio dentro il tempo. Non basta seguirli su Google Maps: serve camminare, guardare i segni sulle pietre, leggere i nomi delle porte e dei ponti, ascoltare i racconti degli abitanti.
Le antiche vie d’Italia sono percorsi da vivere. Chi percorre la Salaria o la Francigena non attraversa solo distanze, ma intreccia continuità tra passato e futuro. A Lucca, chi scende da Fillungo verso il foro romano entra in un’esperienza che comincia sotto i sandali e termina nell’immaginazione.